L’istantanea scattata dal tecnico giallorosso nei confronti di una Strega in pieno processo di crescita
Al Mancini il primo tempo di Benevento-Monterosi Tuscia sta scivolando via verso l’intervallo. I giallorossi sono in fase di costruzione, Koutsoupias riceve palla davanti alla difesa, è troppo lento e prevedibile nel girarsi e dare ritmo alla squadra e viene attaccato dall’avversario, incassando un brutto contrasto. Una fotografia che è l’emblema di questo Benevento, secondo il suo tecnico Matteo Andreoletti.
“Ci devono menare tutta la partita per farci capire dove c***o siamo!”, la frase ripetuta due volte dal tecnico ai suoi collaboratori, poi il pugno sferrato sulla panchina che risuona anche nella tribuna del Mancini. Uno scenario che il tecnico aveva invocato anche nell’ultima conferenza stampa, dopo la partita contro la Romana FC: “Prima riusciremo ad affrontare avversari che ci faranno capire cosa vuol dire giocare in Serie C e prima riusciremo a diventare una squadra migliore”.
Il manifesto del processo di crescita del suo Benevento è raccolto in quell’immagine nitida e nelle urla, perenni, dell’allenatore di Alzano Lombardo. Un moto perpetuo nel guidare i suoi giocatori giocata dopo giocata e nel tartassare gli esterni più vicini alla sua panchina: per info in questo senso chiedere a Benedetti e Bolsius, due dei nuovi arrivati già in cima alla lista dei nomi più urlati da Andreoletti che ne guida ogni passo.
I DUBBI DI ANDREOLETTI IN QUESTO BENEVENTO
Il tecnico predilige lo scambio rapido, i cambi di gioco e il fraseggio in orizzontale per aprire la squadra avversaria e disegnare i corridoi giusti in cui tracciare l’inserimento, sia dei terzini sia soprattutto degli incursori da centrocampo, sfruttando anche il lavoro della punta nel dare profondità alla manovra. Ordini che trovano applicazione solo in pochi momenti di partita e che tracciano i primi indizi sul Benevento che sarà, ricostruito da Andreoletti ma ancora preda dei troppi interrogativi in ogni zona del campo. La convivenza con i dubbi di mercato e di destini non aiuta il tecnico lombardo, costretto a lavorare su più soluzioni senza poter contare su certezze né punti di riferimento. Una questione ingombrante in questi giorni di ritiro che, nonostante tutto, l’allenatore giallorosso ha chiuso osservando il bicchiere mezzo pieno: “Nemmeno nelle mie migliori previsioni avrei potuto pensare a un ritiro del genere”.