A margine di un evento di Confindustria, il presidente del Benevento Oreste Vigorito ha espresso il suo punto di vista sulle ultime novità in merito al caso scommesse che coinvolge anche il tesserato giallorosso Christian Pastina. Queste le sue dichiarazioni:
RESPONSABILITA’ OGGETTIVA – “Ebbi modo di dire che noi perdiamo i campionati ma non la dignità, né in campo né fuori. Potevamo essere coinvolti perché nei regolamenti federali ci sono delle regole che chiamarle assurde è una parola ‘dolce’. La responsabilità oggettiva? Noi siamo già stati colpiti qualche anno fa per una responsabilità oggettiva che ci vide penalizzati di 15 punti. E quell’episodio fu la causa dirompente per una revisione del concetto di responsabilità oggettiva dei club. Perché il Benevento riuscì a dimostrare che parlare di responsabilità oggettiva per una società in un mondo come quello di oggi in cui tutti comunicano con gli altri quando vogliono anche senza avere niente in mano non è possibile. Da presidente capire che qualcuno possa fare degli illeciti ed esserne responsabile oggettivamente vuol dire trovare una sfera di cristallo e fare previsioni. I punti di allora furono portati da 15 a 1, perché non potevano toglierci anche quello”.
CASO SCOMMESSE – “A distanza di anni siamo stati coinvolti in un episodio estremamente increscioso, premesso che fino a quando non ci sarà una sentenza noi come gli altri dobbiamo mantenere fede a quello che pensiamo. Io mi astengo dai giudizi morali, quelli legali li darà il tribunale e quando il tribunale avrà dato la propria sentenza poi ognuno degli attori, i calciatori, le aziende, chi nel passato può essere stato complice di queste cose darà conto di quanto fatto”.
RISCHIO 3 ANNI DI SQUALIFICA – “Per quanto riguarda i tre anni o i sei mesi o il patteggiamento, questo è un problema del calciatore. Laddove dovesse venir fuori una condanna, si andrebbe a sottoscrivere un comportamento tale che dovrebbe far riflettere sul perché e come sono andate le cose negli ultimi due anni. Di cui da presidente mi sento responsabile, perché pur riconoscendo che non esistono responsabilità oggettive esiste quantomeno una ‘culpa in vigilando’, la chiamano così. E forse non abbiamo vigilato bene. Forse anche nella difficoltà di cui parlavo qualche volta si possono cogliere dei segnali. Se è vero che ci sono colpevoli, vorrà dire che non abbiamo colto i segnali. E questa è una cosa che a una persona come me che tenta sempre di essere presente su tutto fa male, è come se fossi stato condannato. Il danno è patrimoniale sui ragazzi ma è sportivo ed è morale. La cosa migliore è non aver perso la moralità, il resto si vedrà nelle sedi opportune”.