Un punto recuperato alla Juve Stabia, il sesto clean sheet stagionale e il nono risultato utile consecutivo: è ciò che lascia in dote il pari che il Benevento ha strappato giovedì sera al Foggia, al termine di una partita in cui si è manifestato più lo spettro dell’incompiutezza della formazione giallorossa che la conferma di quei progressi nel gioco, nell’intensità e nella velocità d’esecuzione ammirati nelle precedenti uscite.
Certo, l’avversario era di cabotaggio diverso rispetto al Sorrento, ma non è stato solo questo a determinare il primo tempo di sofferenza della Strega. A marcare la differenza sono stati l’atteggiamento e il ritmo. Ecco che allora la sfida dello Zaccheria non provoca solo effetti sulla classifica, ma consegna soprattutto una lezione a Ciano e compagni che non hanno valori tecnici talmente superiori rispetto alla concorrenza, da potersi permettere prestazioni sotto ritmo, sia dal punto di vista mentale che fisico. E’ ciò che ha rischiato di pagare a caro prezzo il Benevento, in particolar modo in quei primi 45 minuti in cui ha subito per larghi tratti l’iniziativa avversaria: non si è lasciato intimorire – e questo è un segnale di forza – ma non è riuscito a rispondere colpo su colpo, cosa che invece ha saputo fare nella ripresa.
Evidentemente perché in quella fase il peso specifico di una squadra di qualità è stato sorretto da un ritmo finalmente accettabile o comunque adatto a una gara che richiedeva un distillato di alto impatto atletico e di frequenza di pensiero per non farsi travolgere dall’avversario. Se lo ha fatto nel secondo tempo – in cui comunque più di qualche rischio l’ha corso – vuol dire che questa squadra ha nelle proprie corte la capacità di giocare di intensità, puntando sulla velocità del raccordo tra pensiero e azione. Non si può vivere solo di fiammate e non è questione di coraggio nelle scelte, ma innanzitutto di consapevolezza, sia dei propri punti di forza che dei propri limiti.
Il Benevento deve ancora imparare a conoscere la sua reale dimensione per potersi esprimere al meglio. Certo, poi ai miglioramenti dovranno contribuire anche l’utilizzo di giocatori in ruoli congeniali, ma sempre preservando l’equilibrio generale. Se Andreoletti ha sposato l’essenzialismo non è perché ha sconfessato le proprie idee, ma perché ha capito che in questo momento è la strada migliore da percorrere per far sì che questo Benevento possa primeggiare, come del resto sta facendo dall’inizio della stagione.