Il presidente interviene a margine del Consiglio provinciale di Avellino, dove ha incontrato anche il patron del club biancoverde
In attesa di incontrare Matteo Andreoletti, impegni istituzionali per Oreste Vigorito che ha preso parte al Consiglio provinciale di Avellino, allargato anche ai rappresentanti istituzionali di Benevento per un confronto sulla piattaforma logista Valle Ufita. Nell’occasione, il patron giallorosso ha incrociato anche Angelo Antonio D’Agostino, presidente dell’Avellino: “Cosa bolle in pentola? Nulla. Io e lui possiamo fare solo i bolliti, visti i colpi che abbiamo subito quest’anno. Abbiamo incassato qualche amarezza, ma abbiamo anche concordato che bisogna andare avanti con i rispettivi progetti“.
Quello del Benevento è già ripartito, con Marcello Carli alla guida dell’area tecnica: “Il sistema calcio per le città di provincia comincia ad essere troppo pesante, serve un cambiamento con la classe dirigente, i politici e anche con i tifosi. Bisogna imitare modelli come quello nato a Sassuolo, Empoli Bergamo e trovare risorse vere nei territori. La Campania rispetto alla produzione di giocatori, ha la stessa percentuale del Brasile. Da uno studio del Milan produciamo centrocampisti e trequartisti come nel Paese sudamericano. Sono convinto che l’approccio a chilometro zero abbia successo. Il Benevento andrà in questa direzione e la scelta del direttore sportivo Marcello Carli è mirata. In otto anni a Empoli ha venduto giocatori per 150 milioni di euro. Se prendessimo i ragazzi che ha scoperto di recente potremmo comporre una squadra in grado di lottare per lo Scudetto”.
Vigorito trova il tempo anche per dirsi contrario all’ultima proposta lanciata da Aurelio De Laurentiis: “De Laurentiis ha detto che una città come Napoli non può giocare con la squadra di città come Avellino e Benevento perché nessuno vedrebbe la partita. È un modo di vedere il calcio che non condivido perché sono convinto che sia ancora uno sport da giocare nell’oratorio salesiano e per strada. Certo, questo si poteva fare quando i costi erano più contenuti, se continuiamo ad acquistare giocatori per centinaia di milioni chiuderemo le casse. Del resto, se nessuno si fa prete, è inutile tenere aperti gli oratori”.