Il successore di Andrea Agostinelli sulla panchina giallorossa dovrà rispettare le priorità del direttore tecnico
Il gioco come caratteristica fondamentale delle sue squadre, come segno tangibile di un progetto costruito sul dominio del campo per imporre il proprio marchio e dare continuità ai progressi compiuti giorno dopo giorno. Nella sua carriera da direttore sportivo, Marcello Carli ha sempre scelto di puntare su allenatori in grado di raggiungere i risultati puntando soprattutto sul gioco, sul creare un’identità di una squadra e di lasciare il segno senza mai perdere di vista il concetto di crescita e di futuro, particolari fondamentali della parentesi all’Empoli, la più lunga della sua carriera.
L’ultimo tecnico è stato Roberto D’Aversa, spesso accostato alla panchina del Benevento per poi vederlo allontanarsi dopo ogni rumors. Il primo invece Alfredo Aglietti accolto nell’estate del 2010, la prima di Marcello Carli da direttore sportivo dell’Empoli, l’ultimo step di un percorso che l’ha visto partire dalla guida del settore giovanile fino a vederlo sbocciare nel grande calcio. Aglietti ha rappresentato un doppio punto di svolta per il nuovo dt della Strega nella sua avventura in Toscana, in panchina per tutta la stagione 2010/2011 e per il doppio intervallo dell’anno successivo, quando alla guida dell’Empoli in Serie B si alternarono tre tecnici in quattro parentesi, la prima e l’ultima firmate Aglietti, le altre invece Pillon e l’ex giallorosso Carboni.
Dall’estate del 2012 poi la scelta di puntare su Maurizio Sarri, un tecnico che scriverà la storia della Serie A pochi anni più tardi, prima sulla panchina del Napoli cambiando l’essenza degli azzurri e poi su quella della Juventus, chiusa con la vittoria dello scudetto. “Lo scelsi perché mi ricordavo di un pazzo furioso sulla panchina della Sangiovannese e del Sansovino, un pazzo che mi aveva trasmesso emozioni. E pazienza se veniva da una serie di esoneri”, ha confessato Carli pochi anni dopo la fine dell’avventura condivisa all’Empoli. Tre stagioni con l’attuale tecnico della Lazio, “difeso a spada tratta nonostante avesse messo insieme appena 3 punti nelle prime 9 partite: capì che a Empoli il calcio non era solo schemi o fare la guerra, ma era anche condivisione”.
Con l’arrivo di Marco Giampaolo un’altra decisione orientata sul gioco e che ha visto estendersi il progetto continuità con la scelta di Giovanni Martusciello, oggi vice di Sarri alla Lazio ma già vice di Giampaolo e Aglietti all’Empoli. Tanto Maran nel Cagliari targato Marcello Carli nelle due stagioni chiuse da Walter Zenga sulla panchina rossoblù. “In Rolando ho visto tanto di quello che avevo visto in Sarri” il parallelismo del nuovo dt giallorosso legato a quel tipo di allenatore e di identità in grado di lasciare il segno sulla squadra e sul proprio percorso.
Poi l’ultima tappa al Parma con Liverani prima e D’Aversa poi e quel bisogno di inseguire una crescita attraverso gioco e identità, particolari da sempre ricercati dal direttore sportivo nelle sue gestioni. Con l’approdo nel Sannio un debutto già decisivo in Serie C per Marcello Carli, a caccia di un profilo che possa rispondere all’identikit del tecnico ‘giochista’ al centro della sua filosofia.
