Una stagione sulle montagne russe. Un sali e scendi che adesso porta dritto in un tunnel da cui è difficile scorgere la luce, l’uscita. Da possibile partente in estate a punto fermo per Andreoletti, da separato in casa in attesa di trovare una nuova sistemazione a ultima scelta per Auteri.
Nermin Karic non si è fatto mancare nulla in questa annata, ma adesso rischia seriamente di trascorrere i prossimi mesi da semplice spettatore. Con la mancata convocazione per la sfida di questa sera a Crotone, lo svedese salterà la terza partita consecutiva con il Benevento, la quarta se aggiungiamo al conteggio i novanta minuti vissuti in panchina contro la Casertana. Auteri, fino ad ora, gli ha “regalato” solo nove giri di lancette contro la Virtus Francavilla, quando Karic tornava a disposizione dopo il derby con la Turris saltato per squalifica.
Il 24enne centrocampista è ormai ai margini del progetto del tecnico di Floridia, un universo ribaltato nel girone di ritorno dopo aver vissuto una prima parte di stagione da attore protagonista. Marcata visita alla prima giornata a Torre del Greco, per la volontà di cambiare aria, Andreoletti ha cercato di recuperarlo piazzandolo al centro del villaggio giallorosso, utilizzandolo diciotto volte e venendo ripagato con due reti contro Taranto e Giugliano. Troppo poco considerando il livello delle prestazioni offerte, evidenziate maggiormente nel momento più delicato vissuto con l’allenatore bergamasco.
L’esonero di Andreoletti ha acuito i mal di pancia invernali, avvisaglie di un feeling non (ancora) scoccato con Auteri. Semmai dovesse esserci un ripensamento o un passo indietro, però, non ci sarebbe nulla di scontato per Karic. Il cambio di modulo ha portato all’utilizzo di due centrocampisti centrali e in quella posizione la concorrenza è tanta. Se Nardi può essere considerato il punto fermo, il rinforzo cercato e voluto a gennaio, per l’altra maglia restano in ballo Agazzi, Talia e Pinato, con il jolly Simonetti pronto all’occorrenza. Un Everest da scalare per chi ha assaporato il gusto di poter raggiungere la vetta, ritrovandosi invece al punto di partenza con la prospettiva di dover affrontare una nuova arrampicata con addosso il peso dell’insoddisfazione.