Si registrano venti di bufera tra Roma e Firenze. Tutto è dovuto agli strascichi legati alle esclusioni di Taranto e Turris e alla coda polemica che ne è conseguita. Sul tavolo dell’ultimo Consiglio federale è nuovamente finito il tema delle proprietà calcistiche e dei controlli sulla gestione dei club nel torneo di terza serie (altri club, come ad esempio Triestina, Messina e Lucchese, sono stati penalizzati e le ultime due paiono ancora a rischio esclusione). Secondo quanto riportato da Storiesport.it, tra dichiarazioni e prese di posizione, non sono passate certo inosservate le (diverse) posizioni tra il presidente federale Gabriele Gravina e il presidente della Lega Pro, Matteo Marani.
Investito, quest’ultimo, da una raffica di accuse anche da parte di chi, per mesi e per anni, ha martellato i vertici federali in materia di iscrizioni e controlli, dimenticando però di osservare come i controlli, le misure e gli adempimenti siano primariamente e principalmente di matrice federale e non della Lega (è così anche per Lega A e Lega B) e che siano materia da Noif: qualche maligno pensa (persino) che dietro questi attacchi ci sia (stato) il suggerimento dei vertici federali ma non sarà sicuramente così… In qualche caso si è registrato un vero e proprio fuoco di fila, una sorta di plotone di esecuzione, dimentico magari di quanto accaduto negli ultimi anni.
Come dimenticare, ad esempio, il caso eclatante di tre anni fa quando il Catania fu escluso a tre giornate dalla fine, rivoluzionando non solo la classifica ma anche le sorti dei play off? Inciso statistico: gli anni peggiori sul piano delle penalizzazioni in classifica sono stati quelli tra il 2017 e il 2019, 68 punti di penalizzazione a stagione che hanno riguardato 11 e 12 società. E chi c’era al comando, ai nastri di partenza della Lega Pro di quei due anni? Gabriele Gravina, che nell’ottobre del 2018 sarebbe poi diventato, per la prima volta, presidente federale. Chi poi ha (giustamente) parlato di partite farsa (i ragazzi schierati da Taranto e Turris) avrà però probabilmente rimosso dalla memoria il caso, ad esempio, del Pro Piacenza.
Meglio però tornare all’attualità stringente. Il primo, proprio due anni fa, era stato il principale sponsor dell’elezione del giornalista come presidente di Lega Pro (da sempre bacino elettorale, qualcuno dice feudo, di Gravina) dopo il siluramento di Ghirelli, costretto alle dimissioni dopo il rovesciamento di fronte. Qualche mese dopo si era registrata la prima fibrillazione, perché pare che Gravina poco avesse apprezzato la comunione di intenti tra Marani e i vertici della Lega serie A, al tempo ancora assai distante dalle sue posizioni. Poi le distanze si erano riavvicinate. Distanze ampliatesi poi di nuovo negli ultimi (caldi) mesi. Il motivo? La diversa visione sui controlli (e sugli adempimenti, innanzitutto) economico-finanziari e sugli interventi urgenti da adottare per evitare (ancora una volta) lo sfacelo nel campionato di terza serie. Marani a chiedere che da subito, cioè per l’iscrizione al prossimo campionato, la Federazione inserisca alcuni parametri (come quello dell’indice di liquidità) come criteri validi ai fini dell’ottenimento della licenza nazionale e che non valgano solo come operatività sul mercato, il presidente federale invece a puntare tutto su una riforma dei campionati, una riforma che tiene nel cassetto da almeno quattro anni, ma sempre accartocciata e osteggiata, come poi anche l’inserimento dell’indice d liquidità come parametro per iscrizione ai campionati. Nel sistema di licenze nazionali approvato per il 2025/2026 gli indici e i parametri (come quello della liquidità) sono ancora relativi al mercato…
La diversità di vedute ha provocato fastidi e imbarazzi: pare che il presidente federale non avesse “gradito” le istanze di Marani, considerato un possibile rivale in ottica futura, mentre Marani non pare avesse gradito il fuoco di fila dimentico delle attuali regole… Marani recentemente si è congratulato con Gravina per l’elezione a vicepresidente Uefa: «La nomina del Presidente federale Gravina in seno alla Uefa è un segnale forte per il calcio italiano, che assume un ruolo chiave nel futuro del movimento europeo» le sue parole che sanno di prammatica.