Un Oreste Vigorito a tutto campo. La lunghissima conferenza stampa di Michele Pazienza – durata 2 ore e 10 minuti – è stata l’occasione per il patron del Benevento di provare a chiarire quanto accaduto nelle ultime settimane, dal calo di rendimento della squadra all’immobilismo sul mercato, finendo con l’esonero di Auteri e l’arrivo in panchina del tecnico di San Severo.
IL PUNTO “Mancava da un po’ fare una conferenza e chiacchierare un po’. Non avevo dato la mia presenza per una questione di impegni personali, poi sfumati all’ultimo momento. Sono presente per dare delle ragioni che mi pare siano state sollevate nell’ultima settimana. Ragioni addebitate o accreditate alla società: saranno alcune risposte date dalla società, dal direttore sportivo per le sue competenze e professionalità e dal nuovo tecnico che fa la prova del fuoco con noi, inizia con una conferenza in un momento difficile. La presentazione del tecnico non è avvenuta la scorsa settimana per ragioni organizzative, c’era scritto nel comunicato. Sono qui per rassicurare chi dice che probabilmente Vigorito vuole andare via, andrebbe fatta una piccola riflessione: se dovessi decidere di andar via non mi sentirei moralmente colpevole di lasciare una società. Sentirei una ferita per l’amore che ho per questo ambiente. Sarei molto felice se intorno a me nascesse la stessa sensibilità e volontà che ho io dell’amore di questi colori. Queste questioni sono così di basso profilo che non ho nemmeno voglia di rispondere. Il Benevento negli ultimi 7-8 anni con quel presidente in confusione che voleva smettere ha fatto Serie A e B. Ho scoperto che tutto ciò non era merito mio. Sono tornato ai primi 90 anni di questa città, ho solo detto di volerla vivere con grande orgoglio, non ho detto che voglio restare in C. Come non ho detto che voglio vincere il campionato: ho detto che secondo me una società di calcio, per la rivoluzione attuale dove ci sono investimenti miliardari, in una città come questa non può pensare di poter competere su questi giganti e deve darsi una mano, attrezzarsi, dare valore al fiore all’occhiello di questa società, ovvero il settore giovanile. La memoria è corta, ci dimentichiamo i Castaldo, i Cejas, i Sandro e i Sagna. Ci dimentichiamo che è quello il livello dove ambiamo stare, abbiamo l’umiltà di stare anche in Serie C. Mi hanno chiesto come mai andavo a Picerno, a Cerignola. Ho sempre detto che il calcio di Serie C mi appassiona, mette in campo passione e amore. Ma non ho detto che volevo restare in C, ho detto che volevo andare in A. Sul piano finanziario il Benevento è la terza squadra che spende di più e che è stata per quattro mesi in testa. Ad Auteri vanno i miei saluti sempre, ci siamo lasciati con una telefonata molto civile. La squadra è stata immediatamente supportata all’inizio, ed era difficile non farlo. Al mio dire che cercherò di portare avanti dei ragazzi di qualità con un progetto giovane non vuol dire raccattare i ragazzi dalle scuole calcio, significava prendere i ragazzi che a giudizio di tecnici qualificati avrebbero dovuto dichiararli idonei a questo campionato. E’ stato affidato a mister Auteri un gruppo sul quale il mister doveva esprimersi e dire se erano in grado di fare questo campionato. Il suo giudizio e le prestazioni ci hanno convinto che potevano fare questo campionato. Abbiamo pensato che era l’anno buono, io ho detto che il progetto era in tre anni. L’anno scorso abbiamo dovuto rallentare, quest’anno siamo riusciti a fare una squadra quasi totalmente nuova. Ma siamo riusciti, noi e mi auguro anche voi, a ritrovare un ambiente sereno dove eravate protagonisti anche voi, la stampa e chi ci ascolta. Protagonisti di un ritorno alla passione del calcio genuino. Avete condiviso un progetto che si è inceppato per qualche ragione. Non si può esaltare o denigrare, ma soprattutto non si può rompere il giocattolo. La promessa di vincere non è un contratto firmato. Chi è in società impegna il proprio tempo e il lavoro per vivere delle emozioni. Pur essendo ultimo in Serie A e pur essendo accusato da tutti i presidenti di essere un pazzo furioso di fare una campagna acquisti quell’anno spese 50 milioni per non tornare in B. Pensate che non spendo per restare in C? Quando sono stato ufficialmente tradito da persone che giravano in questa azienda, tesserati, farmi venire il vomito di restare nel calcio. Non l’ho fatto per amore della squadra e di una città che pensava che io potessi risollevare il calcio da dove eravamo sprofondati: una vergogna che una città e una società come la nostra non lo meritavano. Questa riflessione mi ha portato a pensare che dovevamo ricominciare da capo. Cerchiamo di fare quello che tutti vogliono: non vincere ma essere protagonisti. Chi non ci vuole vedere resti pure turbato, passerà quest’onda, è la vita. Ci fa dire ‘Ma tu sei vecchio’, è vero, ci mancherebbe altro. La vecchiaia non è una malattia né una colpa ma uno stato di fatto. Chi pensa di spingermi a lasciare il Benevento con questa protesta sappia che è tempo sprecato: finché ci sarà un tifoso nello stadio, uno, ci sarò anch’io”
MERCATO – “Dal 15 di gennaio abbiamo fatto riunioni, io ho dato carta bianca per fare gli acquisti. La valutazione tecnica la fa il direttore sportivo e l’allenatore. Io penso di avere il diritto se uno lo voglio o no avendo speso 15 milioni quest’anno. L’idea era quella di una squadra che è sufficiente, lo era prima e lo è anche oggi. Non abbiamo segnali come per il passato, abbiamo ragazzi che si impegnano, ragazzi che adorate, agli scivoloni rispondiamo con i calci nel sedere. Ma io non sono così, i colpevoli li denuncio in tribunale e aspetto le sentenze. La società farà ciò che ritiene ciò che è giusto fare, abbiamo un ds competente e un allenatore che era stato scelto due anni fa, non l’abbiamo inventato adesso. Se qualcuno ha qualche remora per la provenienza si ricordi di De Zerbi, accolto con quelle parole e lasciato con le lacrime. I commenti, le interviste, le opinioni non sono solo vostre ma diventano di pubblico dominio. Porteremo avanti il discorso dei ragazzi, non perché costano poco ma perché speriamo che restino quello che sono, un po’ acerbi ma puliti, che matureranno, sperando che qualcuno gli abbia insegnato ad amare la maglia. Abbiamo fiducia nel futuro, anche nella tifoseria. Quella che è capace di scrivere striscioni di passione o meno appassionanti, ma è il loro compito”.
ESONERO DI AUTERI – “Auteri era il primo sostenitore della squadra. Ha sempre detto “Se troviamo un giocatore forte che fa la differenza, va bene”. Difficilmente chi sta facendo un grande campionato te lo lascia, poi ci sono gli infortunati e chi non giocava. Auteri era d’accordo, se dovevamo prendere qualcuno doveva essere superiore a una squadra che stava al primo posto. La responsabilità del direttore è condivisa. Se gli Acampora, i Viviani, i Manconi, i Tosca sono da scuola calcio faremmo una marea di soldi. Sono stati pagati qualche milione in più. Abbiamo una squadra che a parere degli esperti che dovrebbe fare un gruppo competitivo, dimostrato dalle 15 gare al primo posto. Inviterei tutti a cercare di capire il perché, non di uscircene con i luoghi comuni. Scrissi un biglietto ad Auteri la sera dell’esonero, non lo chiamai perché non volevo che una persona che stava vivendo quel momento fosse costretto a rispondermi. Mi chiamò dopo 5 minuti, il rapporto tra me e il mister è ottimo, è stata una scelta sofferta. Il vero problema è il mercato, non andrebbe fatto durante il campionato. Non sai perché i calciatori vogliono andare o restare. Non c’è stato un contrasto con Auteri, siamo rimasti la sera che avevamo pareggiato col Monopoli a parlare allo stadio fino alle 2 per cercare di capire. E lui aveva questo stesso sentimento”.
IL PROGETTO – ““Inviterei a riflettere su quello che diciamo. Quando dico che il progetto lo stiamo realizzando, lo dico indipendentemente dal fatto che stiamo perdendo le partite. Non è identificato con il risultato. A Carli dissi che ero esaurito, il dover andare in procura a parlare di scommesse mi aveva devastato. Lei ci sta a fare una squadra che riparta da valori morali? Ha avuto il consenso e siamo andati avanti. Andreoletti ha fatto 14 risultati utili consecutivi a Benevento e quest’anno è primo in classifica. Eppure fu esonerato. Ci siamo resi conto che a un certo punto del rapporto squadra-risultati-allenatore serviva un tecnico con più esperienza, perché non c’erano solo i ragazzi ma anche i più esperti. Auteri non è andato via perché ha pareggiato col Monopoli, ma perché in 10 partite è al 13esimo posto. Ne abbiamo parlato sempre, tutti i giorni. Non siamo riusciti a individuare la ragione dell’inversione di tendenza. A Rai Sport il ds del Monopoli disse che era una gran bella partita, io risposi che la partita non mi piaceva. Quando ho detto del progetto era vero, a inizio anno ho detto che avevamo due obiettivi: vincere il campionato e il progetto giovani. Farli entrambi voleva dire aver fatto bingo. Con 8 punti in 10 partite si va in quarta serie. Non abbiamo avuto risposte soddisfacenti e abbiamo scelto di cambiare. Sul mercato, pensate che non ci siamo mai riuniti né abbiamo mai parlato di calciatori? Lo ha detto Carli e lo ripeterà, non abbiamo ritenuto ci fossero calciatori capaci di dare una svolta alla rosa. Aspettiamo giugno e i risultati. Il motivo è questo, non ce n’è un altro. Non mi pare che stiamo lavorando per farvi disinnamorare del Benevento: abbiamo fatto un’altra campagna abbonamenti, siamo la quarta società per abbonamenti ma la prima per abbonati che non vengono a vedere la partita. Questo però non condizionerà mai la società a fare la cosa invece di un’altra. Io rispetto tutti, ma non mi dite che sono io che faccio disinnamorare la squadra, mi faccio ancora tutte le trasferte. Non possono essere i prezzi, né la folla, né la squadra che ha fatto tre mesi al primo posto. Abbiamo messo ‘Innamorati del Benevento’, stiamo visitano le scuole, facendo le partite in provincia, invitando le società allo stadio. Sono sacrifici che fanno gli allenatori e i ragazzi”.
I GIOVANI E L’AMBIENTE – “Ho detto una cosa molto semplice, l’allenatore sceglie la squadra e il direttore fa il mercato. Rispetto molto il lavoro di tutti ed è giusto che si assumano le responsabilità. Perché dovevamo prendere un centravanti se avevamo il miglior attacco della Serie C fino a poche settimane fa? Pazienza sta dando delle risposte di una coerenza incredibile. Auteri aveva questa squadra, senza il centravanti strutturato. Posso mai dire se deve giocare Nunziante o un altro? Non lo dico. Nunziante ha avuto richieste da club di Serie A che l’avrebbero mandato a giocare in Serie C. Non li abbiamo mandati in prestito perché riteniamo che i giovani bravi dobbiamo farli maturare noi. Non sapevo nemmeno che prendevamo i contributi dalla Lega Pro. Abbiamo mandato ragazzi a Latina e non hanno mai giocato. Prisco quando è arrivato lo stavamo mandando di nuovo via, Auteri l’ha visto e dopo una settimana ha detto di volerlo tenere perché era forte. Alla parola ‘Insieme’ ci credo davvero, e non è per prendere per il c*lo qualcuno. Ripeteremo quei momenti dei record o dei ricordi indimenticabili? Siamo qui per provarci. Facciamo campagne acquisti funzionali, ci sono squadre che hanno fatto grandi campagne acquisti e sono ancora dietro di noi. Sembra che quando perdiamo perdo io e quando vinciamo vincono tutti. Perché il Monopoli non ha pressioni? Hanno fatto i playout lo scorso anno e hanno preso 3 calciatori, non 33. Sosteniamo i nostri ragazzi. Un presidente non dice mai chi deve giocare e chi no”.
PAZIENZA – “Di Pazienza mi hanno convinto dei concetti generali che un presidente vuole, la sua concretezza, il suo pragmatismo e la voglia che ha di fare una bella carriera da allenatore. L’entusiasmo con cui ha accettato e il suo pragmatismo sono le cose che mancavano a questo Benevento”.
DIFENSORE – “Oukhadda, Viscardi, Veltri, Tosca, Ferrara, Sena sono sei difensori, quello che è successo l’altro giorno è stata una ecatombe. Non credo che per una ecatombe dobbiamo avere 40 calciatori”.