E’ un Modica che dispensa fiducia e al tempo stesso esorta i suoi a sbagliare il meno possibile, quello che interviene in conferenza stampa alla vigilia del match con il Benevento. Il tecnico ha buone sensazioni, nonostante il suo Messina sia costretto a convivere con mille difficoltà, a cominciare da quella del campo di allenamento.
E’ proprio da questo punto che parte l’intervento dell’allenatore dei peloritani: “Le difficoltà nascono da lontano – ha dichiarato – Io vorrei solo allenare e non dovermi occupare di queste vicende, perché non è normale che dopo otto giornate di campionati non ci siamo mai allenati nel nostro campo e che ogni volta dobbiamo scervellarci per trovare una soluzione”.
Guardando alla squadra, Modica rivolge un invito ai suoi: “Questo è un gruppo che mi sta dando tanto, ma è necessario limare gli errori perché spesso abbiamo fatto scelte sbagliate che ci hanno portato a lasciare punti per strada. Siamo stati sempre in partita, ma dobbiamo esserlo per più tempo e con maggiore continuità: le prestazioni fatte fin qui ci dicono che possiamo fare bene, ma anche che alla fine le leggerezze si pagano. Dobbiamo limitarle al minimo per toglierci qualche soddisfazione. In fase difensiva, in particolare, non possiamo permettercele, non possiamo concedere il metro in più, perché gli avversari ci puniscono. Nei miei vorrei vedere la consapevolezza che sbagliare può essere fatale”.
Ed è con questo messaggio, sbagliare meno, che il Messina si avvicina alla sfida con il Benevento: “Affrontare la capolista deve rappresentare una motivazione in più. Loro sono forti, ma noi sappiamo che possiamo far bene e metterli in difficoltà, a patto di essere capaci di dare tutto, indipendentemente dall’avversario”.
Il tecnico non scioglie i dubbi sul modulo: “A Latina abbiamo giocato in maniera diversa per le caratteristiche di chi avevamo di fronte. Abbiamo fatto bene, ma abbiamo fatto bene anche a Picerno dove tatticamente è stata una partita diversa”.
Infine Modica torna sulle dimissioni, poi rientrate: “È stata una cosa ragionata ma ho sbagliato, pensando che fosse inutile stare qui. Dopo un anno e mezzo le cose non sono cambiate, mi prendo le colpe quando mi dicono che non alzo l’asticella ma devono anche esserci le condizioni per farlo… Sono rimasto sveglio fino all’una di notte coi ragazzi in camera. Sono come figli. Non butto parole per aria, rifletto quando parlo. Ci sono tante cose che dovrebbero essere migliorate. In tutti i settori. Alla lunga capita di reagire male”.