E’ il giorno della sentenza sul caso calcioscommesse, esploso lo scorso dicembre, che ha coinvolto quattro tra tesserati ed ex tesserati del Benevento. Al centro della tempesta dell’inchiesta avviata dalla Procura sannita sono finiti Gaetano Letizia, Christian Pastina, Francesco Forte ed Enrico Brignola.
Il procedimento è arrivato ormai alle strette finali. Nella mattinata è infatti in programma l’udienza dinanzi alla sezione Disciplinare del Tribunale federale nazionale per i quattro tesserati coinvolti, mentre la posizione del quinto, vale a dire Massimo Coda, è stata al momento stralciata e sarà oggetto con ogni probabilità di un procedimento diverso, dopo i necessari approfondimenti.
Dovranno rispondere della violazione dell’articolo 4, comma 1 e dell’articolo 24, commi 1 e 2, del Codice di Giustizia Sportiva per «aver effettuato – quantomeno dalla stagione sportiva 2021/22 e nella stagione sportiva 2022/23 – scommesse – direttamente o per interposta persona sia presso soggetti autorizzati che presso soggetti, e piattaforme, non autorizzati a riceverle – aventi ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc e di campionati di calcio professionistici stranieri» quanto riportato dalla Procura federale nei deferimenti dello scorso 28 maggio.
Prima della chiusura delle indagini, i difensori di Pastina e Forte hanno presentato istanza di patteggiamento – che avrebbe garantito una riduzione della pena del 50% – ma è stata respinta dal Procuratore federale. Una richiesta che con ogni probabilità verrà avanzata nuovamente nel corso del dibattimento: stavolta però, nel caso in cui la Procura dovesse accettarla, porterebbe i due tesserati a beneficiare di uno sconto pari a un terzo della pena generalmente prevista in questi casi.
Ecco, il rischio che si vada incontro a squalifiche lunghe è assai concreto. La sola violazione dell’articolo 24, infatti, comporta «per i soggetti dell’ordinamento federale, per i dirigenti, per i soci e per i dirigenti delle società la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore ad euro 25.000». Dunque, nel caso in cui venisse accertata la violazione, lo stop sarebbe di almeno tre anni, ma i quattro tesserati coinvolti potrebbero subire anche una sanzione peggiore se dovessero emergere puntate sulla propria squadra.